I tre ponti fanno parte del progetto di riqualificazione della zona di Reggio Emilia in occasione del passaggio della linea ferroviaria ad Alta velocità sul territorio e della scelta di Reggio Emilia come unica fermata tra Milano e Bologna. Il Comune di Reggio Emilia, nel 2002, ha individuato nell’architetto spagnolo Santiago Calatrava  per fare un progetto che coniugasse esigenze del territorio e qualità dell’intervento. La proposta urbanistica presentata dall’architetto spagnolo e approvata in seguito da Tav, prevedeva, in un’area di due chilometri quadrati, la progettazione di una serie di infrastrutture che rappresenteranno le nuove porte di accesso a Reggio Emilia: la stazione Mediopadana dell’Alta velocità, la copertura del nuovo casello autostradale e, appunto, i tre ponti lungo il nuovo le strade che collegano  Reggio alla Bassa emiliana. Reggio è l’unica città europea ad ospitare un complesso di tre ponti firmati dall’architetto catalano.
Le opere, sono state realizzate  in cinque anni al costo preventivato di 46 milioni di euro, sono uno straordinario “marchio” per la città e la regione. Un simbolo della “mobilità”,  un punto di incontro fra le relazioni sociali ed economiche,  fra gli scambi di culture tra loro diverse.
Il loro fascino sarà valorizzato, soptrattutto di notte , da un’illuminazione alimentata con energia pulita, originata da fonti rinnovabili  sensibili ad evitare dispersioni energetiche.

PONTE SUD

Lungo il nuovo asse tangenziale che collega la città al sobborgo di Bagnolo, sulla rotonda di svincolo autostradale, si colloca il ponte Sud. Un ponte con pilone ad arco, alto 70 metri, ortogonale rispetto al senso di marcia delle auto.
La struttura principale si divide in spalle di appoggio a vista, impalcato composto da cassone centrale e costole laterali e stralli. Il ponte, lungo 179 metri e largo 15 metri, è realizzato interamente in acciaio dipinto di bianco, tranne le due spalle in cemento armato.
Si tratta di un ponte strallato, i cavi tiranti in acciaio compongono una forma insolita, a ramo di iperbole.

PONTE CENTRALE

Proseguendo in direzione nord, si sale sul ponte centrale di scavalcamento dell’autostrada A1 e della linea ad Alta velocità che rappresenta l’elemento cardine per posizione planimetrica e dimensione. Si tratta, in questo caso, di un ponte a “spinta eliminata” in acciaio dipinto di bianco con una luce netta di 221 metri e alto 50 metri, composto da due spalle laterali in cemento armato a vista, da un impalcato sorretto da una “spina dorsale”, costituita da un cassone centrale a cui sono saldate le costole su cui transitano le auto, e da un grande arco di sezione ottagonale posto in senso longitudinale. Il collegamento tra impalcato e arco è realizzato mediante 50 coppie di cavi in acciaio. Il ponte è strutturato in due corsie per senso di marcia con spartitraffico e piste ciclopedonali protette in vetro stratificato, per una larghezza complessiva della piattaforma stradale di quasi 27 metri e per un peso totale di 4.000 tonnellate di acciaio interamente saldato.

PONTE NORD

La sequenza dei ponti si conclude con il ponte nord, strutturalmente e architettonicamente identico al primo. L’asse attrezzato, come detto, serve il nuovo casello autostradale, altra grande porta da e per la città, la cui copertura è parte integrante del progetto urbanistico di Calatrava.
La struttura, dell’altezza complessiva di 50 metri, è composta da due piloni inclinati, una pensilina in acciaio e vetro, 56 costole e 52 stralli, che generano una forma di arco rovesciato.
Per chi arriva a Reggio Emilia dall’autostrada, il disegno in prospettiva del casello e del ponte sud dà origine ad una composizione molto particolare, grazie ad uno studio accurato dell’impatto scenografico delle opere. A partire dal Rinascimento, Reggio Emilia ha affidato la propria immagine a un monumento nuovo, ha deciso di raccontarsi attraverso una nuova opera che potesse sintetizzare il suo slancio verso la modernità. Ora quei progetti, quelle ambizioni sono ‘segni’ del nostro territorio. Se guardiamo al paesaggio urbano della città possiamo infatti individuare una serie di opere che raccontano la Reggio delle epoche precedenti e si inseriscono con continuità nella nostra vita quotidiana. Nel Cinquecento la città costruiva la basilica di San Prospero in memoria del suo santo patrono e protettore. Nel Seicento costruisce la basilica della Ghiara in segno di devozione religiosa e nel Settecento è la Reggia di Rivalta ad occupare la scena con la sua monumentalità aristocratica.
Nell’Ottocento è il teatro Municipale a rappresentare la borghesia cittadina, nel Novecento sono le Officine reggiane a definire lo scenario economico del territorio. Oggi sono i ponti dell’architetto Santiago Calatrava a svolgere questa funzione di sintesi e a divenire emblema della contemporaneità. Sono le grandi arcate che descrivono il flusso postmoderno a “gettare un ponte” verso il futuro della città e ad esprimere la sua vocazione a riprogettarsi continuamente all’interno di scenari in rapida evoluzione. Lo stesso ideatore dei ponti, Santiago Calatrava, ha immaginato queste opere con una valenza sia funzionale che simbolica, come segni che marcano il territorio: “I ponti soltanto in un giorno sono visti da più di centomila persone… ho voluto quindi introdurre delle strutture che, al di là della pura funzionalità, assumessero un carattere simbolico”. “I ponti dell’asse attrezzato hanno la capacità simbolica di diventare porta sia in senso longitudinale che in senso trasversale”. “Al di là della pura funzionalità, volevo creare un segno che desse un senso più locale all’opera… questo occhio nella spalla del ponte non era necessario, ma ricorda il rosone del Duomo di Reggio Emilia e mi sembrava interessante creare un collegamento con un elemento architettonico e monumentale della città”. “Il paesaggio della Pianura Padana è sostanzialmente piatto e verde. Ogni tanto emergono alberi o un campanile che si stagliano su un cielo blu. Era necessario sviluppare degli elementi che dessero vita al luogo: archi, semiarchi, onde, in modo da creare dei segni distintivi sul territorio”