L’Ospedale psichiatrico di Volterra ebbe origine nel 1888, con la costruzione di una sezione per “dementi” all’interno del ricovero dell’ex convento di San Girolamo. Nel 1902, però, modificò il proprio nome e fu chiamato Frenocomio S. Girolamo. Nel corso degli anni ebbe un notevole sviluppo e fu ampliato con la costruzione di una vera e propria azienda agraria e la costituzione di una sezione giudiziaria. Negli anni Cinquanta e Sessanta conobbe un vasto sviluppo tale da essere considerato uno dei manicomi più grandi d’Italia, fino alla famosa legge Basaglia del 1978.

I nuovi padiglioni vennero chiamati con i nomi dei più celebri studiosi del tempo e ancora oggi sono conosciuti con questi nomi: il padiglione Kraepelin, il padiglione Krafft-Ebing successivamente intitolato a Luigi Scabia; dal 1926 al 1935 vennero portati a termine i padiglioni Charcot e Ferri per i pazienti “semi agitati e agitati”; il padiglione Ferri, infatti, era il famigerato reparto criminale dove venivano ospitati i pazienti pericolosi o presunti tali.

La struttura era composta da tre edifici principali in cui trovarono ricovero con

20 lavandini e 2 bagni ogni 200 degenti: un inferno sulla terra, in cui si poteva essere rinchiusi anche ai primi sintomi di depressione e di presunta schizofrenia.

I trattamenti a cui i pazienti erano sottoposti erano a base di scariche elettriche, pillole e veleni che erano somministrati per “testarne” i risultati ignorando completamente le conseguenze a volte  irreversibili.

Gli infermieri venivano chiamati “guardie” o “superiori”, le finestre dei reparti erano protette da sbarre. Le lettere che i pazienti scrivevano ai familiari non venivano mai consegnate alle famiglie, ma semplicemente raccolte all’interno delle cartelle cliniche.

Dal regolamento interno vigente al tempo leggiamo queste parole: “Gli infermieri non devono tenere relazioni con le famiglie dei malati, darne notizie, portar fuori senz’ordine lettere, oggetti, ambasciate, saluti; né possono recare agli ammalati alcuna notizia dal di fuori, né oggetti, né stampe, né scritti…”. 

Nel 1977 all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra erano ancora ricoverati 630 degenti.

Nel 1978, con l’entrata in vigore della legge n°180, il manicomio venne chiuso ed oggi è in completo stato di abbandono.