L’ospedale psichiatrico di Colorno esisteva già nel lontano 1800. Nel 1873, a causa di un epidemia di colera, l’ospedale fu trasferito a nord della città, a Colorno, nei  locali del Palazzo Ducale e dell’ex convento situato lì accanto.  I locali  furono adattati per l’occasione e trasformato in camerate per i degenti e sale visita. Con il passare degli anni la situazione divenne definitiva e la parte posteriore della Reggia era tutta adibita a manicomio.

Questo ospedale era usato per i malati definiti “cronici” e i locali erano tetri e inumani: ai piani superiori non arrivava l’acqua (quindi i ricoverati erano costretti a lavarsi in cortile), l’attrezzatura medica era ridicola e le fognature maleodoranti.

Nel 1955 fu ristrutturato in modo da dare l’ospedale un livello di civiltà. 

Il luogo è stato più volte oggetto di proteste per circa un secolo da parte di chi riteneva che queste strutture fossero del tutto inadeguate. In effetti, ci sono alcune precisazioni da fare sulla funzione che all’epoca aveva questa struttura: essa era adibita più a ghetto per le persone che in quell’epoca risultavano pericolose. Infatti, fra i vari movimenti di protesta, fu  rivendicando il diritto all’uguaglianza dei degenti e l’impossibilità di avere contatti esterni con i familiari. Le condizioni dei pazienti erano pessime, maltrattati e costretti a forza dagli infermieri a subire di tutto. I malati non erano solo mentali, ma anche persone scomode o ritenute inutili per la società che erano chiusi in quelle mura e costretti a subire maltrattamenti, elettroshock, lottando contro la pazzia.

Nel 1967 la provincia di Parma finanziò la pubblicazione di un libro “ che cos’è la psichiatria?” di F. Basaglia, in cui veniva raccontata l’esperienza della vita in manicomio. Fu allestita inoltre una mostra fotografica che conteneva immagini di alcuni manicomi. Gli infermieri sfilarono in città  con la camicia di forza indosso per far migliorare le loro condizioni lavorative  all’interno del manicomio.