L’ospedale psichiatrico di Vercelli fu costruito agli inizi del 1930. La struttura è molto ampia e costituita da 20 padiglioni più la chiesa.

L’ospedale fu inaugurato nel 1937 e chiuso nel 1978, grazie alla legge Basaglia.

Questo luogo fu teatro di molti brutti episodi, tra cui quello accaduto nel maggio del 1945, quando al suo interno furono fucilati da alcuni partigiani i soldati della Repubblica Sociale Italiana. Il manicomio era suddiviso in vari padiglioni in cui erano ricoverati i pazienti divisi secondo le loro particolari patologie.

I vari padiglioni riportano il nome di famosi medici del tempo, che hanno studiato varie cure per diverse malattie.

Il padiglione C. Forlanini, prende il nome

da un famoso medico pnemautologo  che ha studiato le cure per la lotta contro la tubercolosi e aveva la funzione di manicomio vero e proprio.

Il padiglione Tamburini, dedicato al medico che fra i primi studiò l’afasia, cioè la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio, dovuta a lesioni alle aree del cervello, ospitava l’archivio di stato della città. Qui si trovano inoltre ancora oggi documenti, pratiche amministrative e vecchie cartelle cliniche dei ricoverati.

Il reparto 11 aveva la funzione di ospedale ed è una struttura più recente rispetto alle altre, composta da due edifici identici uno dedicato al reparto femminile e l’altro adibito al reparto maschile.

Qui si trova una vecchia vasca elettrica e diverse stanze tutte uguali.

 Il padiglione S. De Sanctis dedicato al primo medico che studiò le malattie mentali infantili, era utilizzato per i bambini qui ricoverati.

Il reparto 11 aveva la funzione di ospedale ed è una struttura più recente rispetto alle altre, composta da due edifici identici uno dedicato al reparto femminile e l’altro adibito al reparto maschile.

In una stanza del complesso un carrello con un coperchio in acciaio che serva per trasportare i corpi dei ricoverati al vicino obitorio.

La camera mortuaria è vicino ad una vecchia cisterna

 Il padiglione B. Trompeo dedicato al medico che fu uno degli innovatori della psichiatria italiana era invece adibito a teatro. L’edificio ha subito un incendio alcuni anni fa.

Un altro padiglione intitolato a A. Donaggio, direttore della clinica neuropsichiatrica dell’Università di Bologna, ospitava i pazienti agitati e si trova un pò isolato rispetto agli altri.

L’edificio centrale è il più grande per estensione.

Al suo interno si trovava l’amministrazione e gli alloggi dei dipendenti.

Alcuni locali erano adibiti inoltre ai laboratori per i pazienti più tranquilli e le cucine.

Inoltre si trova anche un padiglione senza nome che forse ospitava le lavanderie.

Il padiglione Enrico Morselli, dedicato all’innovatore della psicoanalisi, aveva funzioni ospedaliere.

L’ultimo padiglione, intitolato ad Antonio D’ormea uno psichiatra italiano noto per i suoi studi sulla schizofrenia, aveva invece la funzione di manicomio di base.

La chiesa è situata nella zona più centrale del manicomio, proprio vicino al palazzo centrale. E’ una costruzione in stile anni ’50 ed al suo interno ci sono ancora svariati oggetti: banchi per la preghiera, un vecchio organo e vari certificati di morte.

La struttura come tutti gli altri manicomi esistenti in Italia è stata chiusa con l’entrata in vigore della legge Basaglia nel 1978. Alcuni padiglioni furono sigillati e abbandonati mentre altri vennero utilizzati come struttura ospedaliera fino al 1991. In seguito, tutto è stato completamente e definitivamente abbandonato e lasciato a sé stesso.