Nel 1934 l’amministrazione provinciale decise di costruire un istituto in un luogo che per la salubrità dell’aria, la ricchezza di boschi e la lontananza dalla città sembrava la sede ideale per la cura della tubercolosi e di tutte le malattie polmonari del tempo. Il terreno venne ceduto gratuitamente da un’importante famiglia che era anche proprietaria dei vicini parco e villa. La progettazione e la costruzione dell’edificio erano a cura dell’ufficio tecnico dell’inps e i lavori vennero ufficialmente avviati il 24 giugno 1934. Sin dall’inizio il cantiere presentò serie difficoltà, legate prevalentemente alla scarsa consistenza del terreno e si conclusero nell’autunno del 1939. Il Sanatorio di Pratolino, intitolato al medico Giulio Banti, venne inaugurato senza clamori il 28 ottobre del 1939. Dopo la fine della fine guerra e congiuntamente alla notevole riduzione della patologia tubercolare, l’edificio si trasformò in attrezzatura ospedaliera, funzione che continua a svolgere sino al 1989. In seguito fu usato per ospitare una comunità di albanesi e curdi.

Il complesso del sanatorio, la palazzina del portiere e del portale d’ingresso sono caratterizzati da interventi architettonici dell’era fascista, con una chiara attenzione all’architettura ospedaliera. Tale caratteristica razionale fa di questo edificio uno degli esempi più interessanti nel panorama dell’architettura toscana fra le due guerre.

Il portale di accesso è caratterizzato da un portico e l’edificio presenta una soluzione razionale delle facciate, concepite come puri reticoli geometrici; il fronte principale è caratterizzato al piano terra da porte finestre protette da tettoie. Il piano superiore ha semplici finestre rettangolari. Dal piccolo portico in facciata si accede a un atrio con scala a tre rampe e alla portineria, con affaccio finestrato sul portico dell’ingresso centrale; al piano terra sono situati l’autorimessa, la sala d’attesa e gli archivi; al primo gli uffici e l’abitazione del portiere.

La facciata occidentale presenta al centro i due corpi dell’ingresso e della torre, ambedue caratterizzati dal rivestimento in lastre di travertino dell’intera cortina muraria. Le due ali, corrispondenti alle camerate, si articolano su cinque piani fuori terra caratterizzate dalla fascia in travertino. I due lati minori, nord e sud, sono caratterizzati dal medesimo tema della fascia in travertino e propongono in parte la continuazione delle balconate ed in parte una teoria di finestre e luci corrispondenti all’interno al nucleo dei servizi.

All’interno il piano seminterrato troviamo i magazzini; al piano terra, il portico immette in un atrio sul quale affacciano simmetricamente gli uffici della segreteria e dell’accettazione; da qui si accede al corridoio in cui troviamo  saletta di aspetto. Le ali nord e sud presentano tutte un ampio corridoio centrale che porta  ai servizi, alle sale ed alle camerate. Al piano troviamo la lavanderia; le cucine, il refettorio, i magazzini e gli spogliatoi per il personale. L’ala nord, adibita a reparto ortopedico, presenta un soggiorno e 5 camerate a sei letti. L’ala sud si divide in una prima porzione dove sono situati le stanze per le visite specialistiche e la cappella.

Il quarto piano è caratterizzato da grandi verande che si estendono per l’intero sviluppo di ciascuna delle due ali dei reparti. A valle sono situati gli alloggi delle suore e dei medici e, l’appartamento della madre superiora. Dalla scala principale si accede al quinto piano dove, in corrispondenza della torre dei collegamenti, è situato un piccolo alloggio per il cappellano; da qui si ha accesso al lastrico solare praticabile dove i malati potevano prendere il sole che favoriva la guarigione.